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    DANNI AL MENISCO, COME TRATTARLI?

    DANNI AL MENISCO, COME TRATTARLI?

    Oggi abbiamo la possibilità di trattare in maniera conservativa un danno al menisco, ovvero di ripararlo anziché asportarlo. La riparazione di menisco non è un intervento adatto a tutti i pazienti e a tutte le lesioni. In genere, io propongo e valuto questo tipo di intervento in un paziente giovane, in modo da trovare una soluzione conservativa che punta a preservare le strutture danneggiate.

     

    FATTORI DI SUCCESSO PER LA RIPARAZIONE DEL MENISCO

     

    Valutazione dei legamenti:

    per ottenere una buona riparazione del menisco, va sempre considerata la totalità dell’articolazione, con un’attenzione speciale ai legamenti, e non solo al crociato anteriore ma anche a quello posteriore, ai legamenti collaterali laterali e mediali, e alla capsula articolare. Questo perché in caso di lesione o rottura del crociato anteriore è molto probabile che ci siano anche dei danni alle strutture vicine, per cui la riparazione del solo crociato può rivelarsi inutile nel lungo periodo. Infatti, se altre strutture rimangono danneggiate, il legamento “nuovo” è sottoposto a stress eccessivi che, in un paio di mesi o qualche anno, potrebbero provocare una nuova rottura del legamento. Inoltre, se si decide di asportare il menisco (meniscectomia), ne consegue che il legamento deve sobbarcarsi anche la funzione di stabilizzazione che prima era svolta dal menisco, per cui aumenta il rischio di rotture e lesioni.

     

    Valutazione dell’asse delle ginocchia:

    nei pazienti over 35-40 anni, è importante valutare la presenza di ginocchia vare (quelle “del calciatore”) o valghe (a forma di x) perché la deformazione dell’asse delle gambe può portare a problemi di ipersollecitazione interna o esterna del ginocchio. In pratica, è come se, in un’auto, la convergenza sballata delle ruote non venisse corretta: le ruote si consumerebbero solo da una parte. Quindi, nel momento in cui il paziente inizia ad avvertire dolore all’interno o all’esterno del ginocchio a causa dei danni da sovraccarico provocati dalla deformazione dell’asse (ad esempio, cedimento della cartilagine dei menischi) bisogna intervenire prima nella correzione della linea delle gambe, e poi eventualmente sulla cartilagine e sui menischi. Tornando all’analogia con l’auto, se il problema è la convergenza, la soluzione non è cambiare il copertone, ma la correzione della posizione delle ruote, e poi eventualmente sostituire il copertone. Per correggere l’asse della gamba si ricorre alle osteotomie, ovvero tagli sull’osso, che permettono di raddrizzarlo.  Successivamente si valuta se si tratta di una lesione del legamento e se c’è una alterazione della cartilagine. Prima però è importante preservare e poi sottrarre qualcosa ad una articolazione, perché in molti casi l’articolazione torna a funzionare bene semplicemente dedicandosi a conservarla. Se non si effettua questa valutazione si rischia di orientarsi direttamente verso la protesi, anche se magari non è subito necessaria, in pazienti giovani in cui normalmente si possono trovare soluzioni biologiche o chirurgiche. In ogni caso, la fisioterapia rimane fondamentale in tutte le patologie, ma soprattutto in quelle del ginocchio, in cui il dolore o la perdita di mobilità dell’articolazione portano il paziente a muoversi in maniera scorretta, il che vuol dire non soltanto non piegare o stendere correttamente il ginocchio ma anche camminare male e ruotare il bacino. Di conseguenza, le problematiche si trasferiscono alla caviglia, all’anca e soprattutto alla schiena e alla cervicale, che può causare anche forte mal di testa.

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